Questo splendido dipinto del Bordignon
giunge nella Raccolta Comunale nel febbraio del 1933, come deposito
temporaneo, rinnovabile ogni decennio, da parte delle Gallerie
dell'Accademia di Venezia (cat. n. 1169, inv. n. 544). Dal folto (almeno
rispetto ad altre opere) incartamento relativo, conservato nella Biblioteca
Comunale di Castelfranco, emerge il particolare interessamento prestato da
Vittorio Tessari nell'acquisizione dell'opera: infatti, sembra essere stato
lui il primo a muoversi, recandosi personalmente nell'ottobre del 1932 da
Gino Fogolari, allora soprintendente all'Arte medievale e moderna di
Venezia, <<...per iniziare le pratiche ove ottenere dall'Accademia di
Venezia il quadro del nostro povero Noè Bordignon, rappresentante "La mosca
cieca", per collocarlo nel Museo...>> (BCCV, Doc. La mosca cieca,
ms. Tessari V., 1933).
Il dipinto, noto anche col titolo di
<<Campagna romana>>, si presenta in buono stato di conservazione ed è
stato ripulito di recente, in occasione della mostra del 1995.
Firmato e datato in basso a sinistra <<Noè
Bordignon 1879>>, quest'opera rappresenta una delle poche fino ad oggi
note della prima maturità dell'artista. La composizione accademico-classiccheggiante ed il modo di delineare e colorare le figure
dei bambini che giocano nella campagna romana, forse dipinta non solo sulla
base di ricordi, tradiscono un sapore partenopeo, ma anche fiorentino in
talune minuziosità ed in taluni esiti cromatici, che andrà a perdersi negli
anni successivi. Non è infatti da escludere che il giovane Bordignon,
sicuramente a Roma negli ultimi anni del settimo decennio del secolo, grazie
alla borsa di studio governativa meritata all'Accademia, si sia spinto sin
giù nel napoletano venendo là a contatto con artisti locali, magari già
conosciuti nella capitale. Daltronde, erano tappe piuttosto consuete: si
pensi solo, ad esempio, a Guglielmo Ciardi, collega di studio all'Accademia
del nostro, in viaggio negli stessi anni all'incirca negli stessi luoghi, e
alla luce che inonda le sue opere in quel periodo, affatto tanto diversa da
quella meridionale che invade questa notevole tela del Bordignon.
Provenienza:
Gallerie dell'Accademia, Venezia, 1933.
Bibliografia:
Rizzi P., 1982, pp. 12, 23, 26-27; Stefani
O., 1986, pp. 29, 30, 117; Rizzi P., 1995, pp. 18, 19.
Restauri:
1995. |