Noè Bordignon

(Castelfranco Veneto, 1841 - San Zenone degli Ezzelini, 1920)

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La mosca cieca

 Particolare de: La mosca cieca

107. La mosca cieca, 1879.

Olio su tela;

72 x 95 cm

(Schedatura 1990 n. 129/OA)


 

Questo splendido dipinto del Bordignon giunge nella Raccolta Comunale nel febbraio del 1933, come deposito temporaneo, rinnovabile ogni decennio, da parte delle Gallerie dell'Accademia di Venezia (cat. n. 1169, inv. n. 544). Dal folto (almeno rispetto ad altre opere) incartamento relativo, conservato nella Biblioteca Comunale di Castelfranco, emerge il particolare interessamento prestato da Vittorio Tessari nell'acquisizione dell'opera: infatti, sembra essere stato lui il primo a muoversi, recandosi personalmente nell'ottobre del 1932 da Gino Fogolari, allora soprintendente all'Arte medievale e moderna di Venezia, <<...per iniziare le pratiche ove ottenere dall'Accademia di Venezia il quadro del nostro povero Noè Bordignon, rappresentante "La mosca cieca", per collocarlo nel Museo...>> (BCCV, Doc. La mosca cieca, ms. Tessari V., 1933).

Il dipinto, noto anche col titolo di <<Campagna romana>>, si presenta in buono stato di conservazione ed è stato ripulito di recente, in oc­casione della mostra del 1995.

Firmato e datato in basso a sinistra <<Noè Bordignon 1879>>, quest'opera rappresenta una delle poche fino ad oggi note della prima maturità dell'artista. La composizione accademico-classiccheggiante ed il modo di delineare e colorare le figure dei bambini che giocano nella campagna romana, forse dipinta non solo sulla base di ricordi, tradiscono un sapore partenopeo, ma anche fiorentino in talune minuziosità ed in taluni esiti cromatici, che andrà a perdersi negli anni successivi. Non è infatti da escludere che il giovane Bordignon, sicuramente a Roma negli ultimi anni del settimo decennio del secolo, grazie alla borsa di studio governativa meritata all'Accademia, si sia spinto sin giù nel napoletano venendo là a contatto con artisti locali, magari già conosciuti nella capitale. Daltronde, erano tappe piuttosto consuete: si pensi solo, ad esempio, a Guglielmo Ciardi, collega di studio all'Accademia del nostro, in viaggio negli stessi anni all'incirca negli stessi luoghi, e alla luce che inonda le sue opere in quel periodo, affatto tanto diversa da quella meridionale che invade questa notevole tela del Bordignon.

 

Provenienza:

Gallerie dell'Accademia, Venezia, 1933.

 

Bibliografia:

Rizzi P., 1982, pp. 12, 23, 26-27; Stefani O., 1986, pp. 29, 30, 117; Rizzi P., 1995, pp. 18, 19.

 

Restauri:

1995.


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