Francesco Maria Preti

(Castelfranco Veneto, 1701 - 1774)

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Prospetti per Palazzo Cornaro a Castelfranco

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79. Prospetti per Palazzo Cornaro a Castelfranco, 1766.

Matita, inchiostro, acquerello su carta biancastra;

462 x 629 mm

(Schedatura 1990 nn. 187-188/D)


 

Per la provenienza si veda quanto detto alla scheda n. 77. A tal proposito una ulteriore indicazione ci viene dal Battiston: <<1766 ss. con Disegno di F.M. Preti (presso il civico Museo>> (Battiston P., 1935?, p. 54). Si tratta sicuramente dell'album qui presentato, custodito oggi, dopo il restauro del 1986, in buono stato di conservazione, e composto da una decina di grandi foglio divisi in circa quaranta facciate, delle quali dieci scritte e quattordici con disegni. Al frontespizio e a una dedica con citazione dall'Iliade, fa seguito una lunga presentazione manoscritta dalla quale si apprende che il Preti, devette aver ricevuto l'incarico, da parte di Giovanni Cornaro, proprietario della villa cosiddetta "Al Paradiso" in borgo Treviso (l'attuale villa Revedin-Bolasco), di effettuare degli studi per riadattare le due palazzine dello Scamozzi con l'aggiunta di una parte centrale che le unisca. Il presente album deve essere il progetto elaborato dal Preti. Dal suddetto testo si avverte la preoccupazione dell'autore di interpretare, nella nuova costruzione, lo stile dello Scamozzi per dare armonia a tutto l'insieme; e allo stesso tempo la volontà di rendere funzionale e decoroso l'intero complesso. Si riportano di seguito i brani più significativi del testo: <<...trattandosi di giuntare a' fabbriche di già fatte, quando non vogliasi giuntarle a caso vi sarà sempre massima difficoltà, e nel presente rendesi a dismisura maggiore, perché si tratta di accompagnare le due, che esistono, e di variarle in qualche parte nel mezzo salvando moltissime necessarie convenienze, e tutte senza pregiudizio della tanto in ogni genere necessaria Unità. Scamozzi... fu quegli, che ideò il Pallaggio verso ponente del Paradiso, quantunque siasi servito di alcune cose, che furono trasportate da un'abitazione più antica, come vedesi dalle modinature, e figura delle finestre non meno che, dalla forma delle travi, che sono sottoposte alla sala dipinta... L'altro Pallaggio, che può dirsi non ancor terminato perché mancante nello esterno del di lui stabilim.to ultimo è una copia del primo... perché a questo si uniscano li due Pallaggi, e si costituisca con esso un solo corpo. Prima di tutto convien riflettere essere il primo piano, siccome ho già detto, assai basso, e depresso, secondariam.te esservi nel Giardino un magnifico Viale di Statue per la maggior parte dal celebre Marinali  di Vicenza scolpite, il quale sarebbe perduto nel primo ingresso se non si aprissero fori da poterlo vedere. Secondariam.te è necessario di conservare il carattere dello Scamozzi facendosi la fabbrica in guisa, che paja nata tutta ad un tempo, e pensata dal medesimo autore... mi è venuto in mente di considerare il piano in figura di sotterraneo, e per ciò vi ho posto due Scalee al di fuori per le quali mediante un Pianerotto... fu da me sostenuto con Cariatici, che due ottimi effetti producono, il primo cioè che il Viale di Statue viene indicato dai Cariatici stessi, il secondo che senza costruzione di Porte, o rettangole, o arcuate le quali sarebbero mai sempre cattive... Per entrare nell'abitazione al di sopra è duopo di Scale, che vi conducano, e perciò ve ne ho fatte due a mezza chiocciola, le quali non impedendo la fuga delle porte da un alto all'altro dei Pallaggi ridotti ad uno solo, fanno in caso di bisogno l'effetto, siccome lo fanno ancora per salire all'ultimo appartamento. Due sale abbiamo nei due Pallaggi ch'esistono, dipinta l'una dal Castelfranco nominato  poscia Orazio dal Paradiso, perché in essa eccellentem.te vi ha dipinto il Paradiso de' Dei, La qual pittura ha sempre dato e sempre darà fama al Pallaggio, dal che nascer ne' deve, che se per aventura in qualche parte si guastasse, o fosse guasta, convinirebbe da mano giudiciosa, ed eccellente farla risarcire, perché tanto nella volta, che nelle muraglie non avesse giammai a' mancare. L'altra Sala è tutta bianca, e della stessa figura, a cui fu aggiunto un ballaustro all'interno onde resta (...io non approvi simil sorta di ritrovati...). Avendo a farsi la parte di mezzo che è la più nobile conveniva in essa introdurre una Sala totalm.te diversa dalle altre, e perciò ve ne ho posto una più grande in proporzione, e in direzione contraria, ed ornata di Architettura, il quale ornam.to ha il pregio di addobbare da se solo, e di restar sempre aggradevole dopo secoli, e secoli. Accanto alla medesima vi è posta una loggia, la quale facendo maestà al Pallaggio serve a godere il fresco nelle State, e dà adito a vedere il Giardino, oltre di che medicasi con simile costruz. la fantasia di coloro a' quali paresse cosa strana l'aver otturate le Loggie dei due Pallaggi. Delle camere poi non ne faccio menzione bastando il vederle in disegno... Nel piano superiore ascendesi colle scale a semicircolo... Le due esistenti fabbriche sono liscie, vale a dire senza ornati, ed hanno un'aspetto di quattro colonne nel mezzo di pianta quadrangolare, che sostengono un frontespizio; risalgono queste dal rimanente della fabbrica, e perciò la stessa risalita ho data al nuovo Pallaggio; nel mezzo poi vi ho poste risalite, una nelle ale, che sporgono quanto li pilastri dei vecchi Pallaggi, e l'altra di più perché proveniente da colonne di pianta rotonda. Per conservar l'Unità, che tanto mi è stata a cuore, e che mi ha fatto pensare non poco vi ho fatto l'aspetto di quattro colonne, e di intercolonj compagni degli altri perché sostenga un'egual frontespicio, e di più vi ho dato incremento con due intercolonj a pilastri, li quali senza turbar l'unità fanno vedere più ricca, e più maestosa la parte del mezzo. Tanto nella facciata, che nella Sala vi ho affettata la maniera dello Scamozzi tenua in questa fabbrica, e perciò sono certo di non aver perduta quella Unità, che tanto mi stà nell'animo... Per dar fine soggiungo, che il Pallaggio posteriorm.te fabbricato coll'altro da fabbricarsi, deve dipingersi a somiglianza di quello che esiste cioè nello esterno verso mezzo giorno, quando vogliasi operazion decorosa, ed applaudita. Troppo incremento riceve la facciata nella struttura dal pennello addoperatovi nel vecchio Edifizio, come chiaramente apparisce, quando se ne voglia fare il confron­to, e troppo bella si è l'opera di già fatta per averla a' scancellare, il che senza le grida universali non potria farsi. Dalla parte di tramontana cioè del Giardino, essendo troppo cruda la pittura esistente sarei di parere che fosse cancellata, e si ristabilissero tutte le fabbriche insieme di bianco. Se poi le finestre arcuate non sono alla moda, secondo alcuni poco importa, mentre sono tanto belle in mezzo alla pittura suddetta, che paragonabili non sono in queste date circostanze ad altre per ornare, che fossero...>>.

L'album viene presentato in mostra aperto sulle due facciate che descrivono, una, l'<<Alzato colla giunta di una loggia nel palagio nuovo e senza le due che devono otturarsi nel pian terreno delle vecchie fabbriche>>, che traccia la facciata rivolta verso il parco dopo l'adattamento previsto dal Preti per congiungere le due palazzine dello Scamozzi, riconoscibili ai lati e caratterizzate dai timpani. Adattamento nel quale si apre una grande scalinata, che iniziando in due rampe e lasciando aperto il passaggio sotto l'aggiunta sorretto dalle cariatidi, conduce al piano nobile. La facciata dell'architettura di congiunzione è caratterizzata da un ampio porticato con colonne sormontato da un timpano, che riprende i due timpani delle palazzine preesistenti, decorato con statue acroteriali. L'altro disegno mostra invece gli <<Alzati sopra il giardino con sitto vuoto nel mezzo e loggie terrene aperte>>, che rappresentano probabilmente due fedeli riproduzioni di come si dovevano presentare le due palazzine dello Scamozzi nel 1766, anno dell'esecuzione di questo progetto.

 

Provenienza:

nessuna indicazione positiva rinvenuta.

 

Bibliografia:

Favaro-Fabris M., 1954, pp. 67, 69, 120, 121, figg. 110, 116; Bordignon Favero G., 1958, pp. 16, 18, 77, 78, tavv. 9, 13; Brusatin M., 1969, p. 250, n. 131, fig. 108; Storia di una Biblioteca..., 1986, pp. 42, 44; Puppi L., 1990, p. 311; Colonna-Preti S., 1997, p. 198.

 

Restauri:

Laboratorio P. Ferraris, 1986.


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